M90, L’ORSO UCCISO IN TRENTINO: UN PRECEDENTE PERICOLOSO

Di M90, l’orso ucciso in Trentino ne ho parlato anche nell’episodio 48 del podcast
L’elenco di tutte le puntate lo trovi qui.

Non aveva mai attaccato nessuno!

M90, Sonny, l’orso ucciso in Trentino lo scorso 6 febbraio non aveva mai ferito o ucciso nessuno.
Il suo reato? Aver camminato nel suo bosco, nelle sue montagne, a casa sua…ma per 800 metri ha percorso lo stesso sentiero di una coppia in escursione. L’orso M90 è stato ucciso per questo.

I due escursionisti sono andati in gita nelle montagne dell’orso, chissà con quali attenzioni e precauzioni poi, per tornare in valle e urlare “all’orso all’orso” portando all’uccisione dell’animale, di soli 3 anni.
Un’uccisione veloce, a poche ore dal via libera dell’ISPRA, che per la prima volta in Italia si è espresso favorevole all’abbattimento (…mhmhmh). Veloce perché, eh già, non si vedeva l’ora finalmente di uccidere un altro orso, in Trentino, in cui sono stati trovati morti 7 orsi in soli 10 mesi (…..mhmhmh!)

E questo è proprio quello che vuole Fugatti, presidente della Regione Autonoma: uccidere 24 orsi in 3 anni, con il sorriso del nostro magnifico Governo, amicone dei cacciatori.
Così. A caso. 8 orsi l’anno, perché ci va. Per rendere “sicure” quelle montagne che sono più produttive con piste da scii e alberghi, dove i turisti possano andare a fare jogging tra boschi senza l’eventualità di dover modulare il loro comportamento in base alla presenza di animali che quelle montagne le vivono.

Sonny, M90, l’orso ucciso in Trentino, ha pagato il prezzo degli altri orsi che il TAR è riuscito a salvare dalle ordinanze ammazzaorsi di Fugatti. Sonny è il capro espiatorio di una politica miope che giustifica le uccisioni con la scusa dell’incolumità delle persone. Persone che sarebbero molto più protette e sicure se fossero educate alla convivenza con i grandi carnivori, se i cassonetti dei loro Comuni fossero “anti-orso” e se a scuola si imparasse l’etologia dei grandi carnivori per poter riconoscere i segnali, le tracce e i comportamenti da attuare in caso di incontro.
Invece no. Invece noi spariamo. È più facile. Più rapido e fa fare molti più voti.

I Trentini hanno le mani sporche di sangue


Non a caso i commenti sotto al post di Fugatti sono tutti di celebrazione.
Commenti di un popolo che è evidente non si meriti la natura che promuove nei cataloghi turistici.

Qualche “esperto” approva questi abbattimenti in nome della conservazione. ‘Uccidendone uno pericoloso, facciamo sentire sicura la popolazione locale, tuteliamo la sicurezza ed evitiamo atti di bracconaggio fai da te’ Potrebbe forse anche avere senso se la popolazione però fosse educata alla convivenza e non all’odio. Se ci fossero tutte le tutele e le precauzioni per proteggere gli uni e gli altri. Se gli animali non fossero resi confidenti da quei cretini che li alimentano e ci scattano i selfie assieme.
E invece eccolo qui, il primo pericolosissimo precedente, con firma dell’ISPRA.

Un precedente pericoloso

Eccola qui, nero su bianco, la legitimizzazione dell’uccisione di un animale, specie protetta, a beneficio dell’Uomo, dei suoi alberi di mele che vende in tutta Europa e del turismo che ora può continuare a trattare le montagne come giardinetto privato senza rischio di inconvenienti da brutte recensioni.

L’articolo 9 della Costituzione Italiana recita: “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” . Comico come questo principio venga interpretato con: “Sterminiamo gli animali che ci stanno antipatici”.
Oggi gli orsi che non ci fanno fare jogging in montagna, domani i lupi che predano le pecore, poi i cinghiali che camminano sui campi, le meduse che non ci fanno fare il bagno in pace, le volpi, i pipistrelli, le vespe, le poiane che mangiano le galline e poi chi ancora? I bruchi, le talpe, le linci, i cervi?
Nessuno che spara contro il cambiamento climatico? Contro la deforestazione? Contro la perdita di biodiversità, l’inquinamento, la plastica?
Più facile così. Più facile uccidere specie protette e rimanere nell’ignoranza.

(Per la cronaca, per chi non lo sapesse, non vivo in un attico in centro città. Ho una cascina nel bosco, con pecore, capre e galline (Naturin). Viviamo in mezzo ad animali selvatici con i quali conviviamo, e gli uni con gli altri, ci adattiamo. Abbiamo avuto perdite di nostri animali, predati. Non usciamo con i cani dopo una certa ora per evitare di imbatterci in cinghiali o lupi e le nostre giornate sono scandite dalla chiusura e apertura delle stalle– e ci va bene così. Si chiama coesistenza. Si chiama compromesso. Se questo compromesso non l’avessimo voluto, avremmo preso un appartamento lontano dalla Natura. È così difficile abitare la natura, senza dominarla, cari Trentini?)

La soluzione per il Trentino è uccidere, di fretta, per evitare di essere interrotti o bloccati. Nemmeno il tempo di valutare se l’animale potesse essere spostato in un’altra zona o in semi libertà, come JJ4 che ora andrà al Santuario Libearty in Romania, in ettari di bosco recintato.
M90, che era già radiocollarato e quindi monitorato e controllato nei suoi spostamenti, è stato ucciso senza pensarci due volte. Evidentemente era tempo che si aspettava facesse “l’errore giusto” per avere il pretesto di farlo fuori. Evidentemente, allora, questo radiocollare non era una garanzia di sicurezza né per lui, né per noi, ma solo un controllo per poterlo uccidere quando più comodo ci facesse, nel più breve tempo possibile.

Aver ucciso un orso, con il consenso dell’ISPRA non aiuterà la coesistenza e la convivenza con i grandi carnivori. Non agevolerà l’accettazione degli orsi da parte della popolazione locale. Ma anzi, ha legittimato la paura, l’odio e il terrorismo verso questi (e altri) animali potenzialmente dannosi.
E no, la conservazione non si fa così.


Peccato, le mele trentine sono buone e il Trentino è una regione meravigliosa, ma finché questa è la politica che lo amministra, io scelgo altre montagne per le mie vacanze e altre mele per le mie colazioni.

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