L’ORRORE DEL PUPPY YOGA

Puppy yoga: l’immagine simpatica di cuccioli di cane che scorrazzano tra un tappetino e l’altro durante una lezione di yoga, fa sorridere e intenerire tutti noi. Ma cosa c’è davvero dietro a questa moda del puppy yoga, che ormai spopola sempre di più anche in Italia?

Ne ho parlato nella puntata 50 del podcast. La trovate qui

L’indagine che ha svelato il maltrattamento

Un’inchiesta inglese di qualche mese fa, realizzata da Sam Leader, Daniel Hewit e Imogen Barrer ha messo in luce tutte le negatività di questa pratica, evidenziato come in realtà non c’è alcun effetto benefico sui cuccioli. Anzi, in termini etologici e di benessere animale, il puppy yoga sarebbe controproducente per il benessere dei cani.

Nelle sessioni di puppy yoga, infatti, i cani utilizzati sono generalmente cuccioli di razza in un’età delicatissima per il loro sviluppo sociale, emotivo e cognitivo: alcuni hanno solo sei settimane, mentre per legge, dovrebbero stare con la madre almeno per le prime otto settimane di vita. Molto spesso, infatti i cuccioli non hanno terminato né la profilassi vaccinale né la sverminazione, che consentirebbero loro di entrare in contatto in sicurezza con le persone.

Benessere e provenienza dubbia dei cuccioli

I cani utilizzati nel puppy yoga provengono da allevamenti di cani di razza che spesso usano queste sessioni di “yoga” come vetrina per pubblicizzare i cuccioli, prima della vendita. Il dubbio che viene, inoltre, è che in molti casi questi cuccioli siano di dubbia provenienza, essendo spesso di razze diverse, chiaro segnale che sta ad indicare una tratta di cani dall’est Europa senza controlli.

Chi mi conosce e segue la mia mission sa bene che io sono contraria agli allevamenti di cani di razza. Una vita non si mercifica. Con tutti i canili che esplodono e le strade piene di randagi, l’idea di comprare cani perchè “di marca” mi fa rabbrividire.

“Secondo l’indagine, i cuccioli vengono messi a lavorare per ore ogni giorno in alcuni luoghi, presumibilmente privati ​​dell’acqua (per impedire loro di urinare) e svegliati dal sonno (di fondamentale importanza per i cuccioli). Le stanze sono spesso eccessivamente calde, che rappresenta un rischio per la salute dei cuccioli” ha affermato Esme Wheeler, specialista del benessere del cane, del Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA).
Molti dei cani utilizzati, infatti, non hanno spesso nemmeno una pausa tra un gruppo di praticanti e l’altro. La loro pausa consiste nell’essere chiusi in un trasportino o in una stanzina, privi di stimoli e arricchimento ambientale.

Non è socializzazione

Spesso gli allevatori coinvolti nel puppy yoga giustificano l’utilizzo dei cuccioli affermando che serve per la socializzazione, ma in realtà a livello etologico la socializzazione consiste nell’introdurre il cane a qualcosa in modo graduale e calmo, lasciandogli la libertà di allontanarsi, non certo gettando il cucciolo in mezzo ad una sala piena di sconosciuti che cercano di coccolarlo, abbracciarlo, baciarlo e prenderlo in braccio senza tregua e senza rispettare né il suo spazio né il suo tempo.
Questa non è socializzazione e anzi, il rischio è proprio quello di creare fobie e danni comportamentali nei cani utilizzati in questa pratica, proprio per l’assenza di un protocollo che ne tuteli il benessere. Nelle sessioni di puppy yoga non ci sono esperti di etologia, cinofilia o comportamento animale, se non gli stessi allevatori che hanno deciso di sottoporre i loro cani a questa pratica.


Per una socializzazione efficace, i cuccioli avrebbero bisogno di trovarsi un ambiente a loro confortevole in cui si sentano sicuri e protetti, da cui possono ritirarsi se necessario e in cui rifugiarsi dalla figura d’attaccamento se ne sentono il bisogno. Queste sessioni di puppy yoga, invece, sono l’esatto opposto: i cuccioli sono mercificati come oggetti di intrattenimento e utilizzati come attrattiva spacciando tutto ciò come momento di relax per chi ama gli animali.

I problemi igienico sanitari

Nei molti video che circolano su internet e sui social, infatti, si vedono i cuccioli terrorizzati cercare di scappare dal contatto umano mentre le persone li afferrano e li costringono a farsi foto e farsi spupazzare come fossero peluche.
Questo, ovviamente, non è rispetto animale e non è assolutamente qualcosa che favorisce il benessere e la serenità dei cani che ricordiamo, sono lì come oggetti senza un protocollo e senza controlli. E infatti sono proprio i controlli che mancano in queste sessioni. Nessun controllo sanitario, né per gli umani né per gli animali. In moltissimi casi queste pratiche yogiche non sono dichiarate all’ASL ma vengono ugualmente vendute e pubblicizzate con un rischio igienico sanitario per tutti.
A tutta la questione etologica, si aggiunge, infatti, la questione sanitaria da non sottovalutare. I cuccioli, infatti, hanno fisiologicamente bisogno di defecare molto spesso e queste sessioni di yoga diventano veri e propri ricettacoli di zoonosi. I cani fanno bisogni ovunque, rischiando di attaccare alle persone presenti, la giardia, una pericolosa malattia infettiva.

Non è pet therapy, e nemmeno Yoga

E sia chiaro, non si tratta di una AAA, ossia di un’attività assistita con animali (Pet therapy). Nei percorsi e nei progetti di interventi assistiti, infatti, ci sono linee guida ben precise, organizzate in base a coordinamenti tra veterinari, etologi, educatori e psicologi. Gli animali coinvolti nelle pratiche di attività assistite sono animali preparati, esaminati e il cui benessere viene garantito da un coadiutore certificato. Cosa ben diversa è il puppy yoga, che non è nemmeno concepito dai veri praticanti di yoga, come afferma Jessica Chirico Istruttrice Yoga CSEN: “Considero questa pratica non definibile come pratica Yoga e per nulla sostenibile. Lo Yoga ha radici e ideologie forti, completamente diverse da queste nuove discipline create solo per business, coinvolgendo in maniera malsana un utilizzo inappropriato del termine stesso Yoga. Inoltre, uno dei principi cardine delle norme comportamentali dello Yoga è l’Ahimsa, che significa ‘non violenza’. Come può una pratica in cui non vengono rispettati gli animali, rientrare in questa concezione di non violenza? Il puppy yoga, quindi non rispetta il principio chiave dello yoga. Non è yoga. È cabaret!

Yoga con le caprette

E apriamo una breve e triste parentesi anche sul goat yoga: lo yoga con le capre, anche questo in voga. Da dove vengono questi piccoli? Quando crescono che fine fanno? Spesso si tratta di capretti che, se maschi, verranno uccisi quasi subito; le femmine, se di una razza utilizzata per latte e derivati, saranno vendute all’industria casearia, dove saranno ingravidate a ripetizione e i piccoli strappati loro appena nati per la stessa tendenza grottesca del goat yoga, finché anche mamma capra non finirà al macello.

Animali mercificati

Sarebbe molto diverso se ad essere incluso in una pratica yogica fosse il proprio cane, che si unisce di sua spontanea volontà magari sdraiandosi accanto al compagno umano, nella sua zona di comfort, nelle modalità e tempi che vuole lui. Ben diverso è sguinzagliare prematuramente cuccioli di razza in una stanza di sconosciuti con il fine di promuoverne la vendita e speculare sulla loro pelle.
Ancora una volta, gli animali vengono mercificati, diventano attrazioni e oggetti da commercializzare, esporre, clown con cui far interagire il pubblico dove il rispetto per lo spazio e la dignità dell’altro vale meno di un selfie scattatato con un cucciolo puccioso.
Ecco qui, ancora una volta, un quadro di quello che è l’antropocentrismo dove l’essere umano fa degli animali quello che vuole, per i suoi interessi.

Articolo presente su LaStampa, qui.

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